Legge sulle criptovalute: la tassazione delle crypto-attività

Per chi investe in criptovalute, il discorso relativo alla tassazione delle crypto-attività è molto importante. Non solo serve a capire meglio come ci si può muovere per ottimizzare il proprio trading sugli asset virtuali, ma anche a sottrarsi a possibili rivalse da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Occorre infatti sottolineare che nel nostro Paese questo genere di investimento è stato per molto tempo affidato alle semplici pronunce della stessa agenzia, in mancanza di una legislazione organica. Con l’ultima Legge di Bilancio, però, il quadro è sostanzialmente mutato. Ora, infatti, la tassazione delle crypto-attività è entrata a far parte della legislazione vigente. Andiamo quindi a vedere come.

La tassazione delle crypto-attività nella Legge di Bilancio

Il primo di gennaio è entrata in vigore la nuova tassazione delle crypto-attività. A introdurla è stata la legge di Bilancio votata sul finire dell’anno passato dal Parlamento, in cui si è deciso di dare un quadro organico al settore.

In particolare, ad affrontare il tema sono gli articoli dal 31 al 35 di quella che una volta era chiamata Finanziaria. Il primo punto da notare è che è stata anche data una definizione di cosa siano le criptovalute. Per asset virtuali, infatti, si intende ora la “rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga”.

Per chi è già abituato a investire in beni digitali, la parte più interessante naturalmente, è quella relativa alla nuova imposizione fiscale cui essi saranno sottoposti. Le nuove disposizioni in tema prevedono che potranno esservi assoggettate solo quelle convertite in valuta fiat (reale) e sottoposte ad un trasferimento per l’acquisto di beni o servizi.

Le plusvalenze e le minusvalenze nelle crypto-attività

Il primo punto che occorre sottolineare, nella Legge di Bilancio in relazione alla tassazione delle crypto-attività è la definizione delle plusvalenze. Per tali, infatti, si può indicare la differenza che si forma tra il valore dell’asset nel momento della permuta e quello esistente al momento dell’acquisto. Una volta che vengano a verificarsi,  vanno comunque a rientrare nella categoria dei Redditi Diversi.

Ove la differenza tra prezzo di acquisto e di vendita favorisca l’investitore, le stesse saranno assoggettate ad una aliquota pari al 26%, esclusivamente nell’eventualità che vadano a superare i 2mila euro nel corso dell’anno in oggetto.

Se assoggettate a tassazione dovranno essere calcolate alla stregua della differenza tra corrispettivo percepito e valore di acquisto. Nel caso inverso, ovvero di saldo negativo tra i due momenti, anche le minusvalenze dovranno oltrepassare la soglia dei 2mila euro al fine di essere dedotte integralmente dalle plusvalenze degli anni successivi. Il diritto in questione, però decade a partire dal quarto anno successivo alla vendita dell’asset.

Occorre inoltre precisare che per poter effettivamente usufruire delle minusvalenze sarà necessario produrre elementi probanti sul costo sostenuto. In caso contrario questo sarà praticamente equivalente a zero.

Cosa accade in caso di donazione e rivalutazione delle criptovalute?

La nuova legge sulla tassazione delle crypto-attività va a considerare anche il caso relativo ad una donazione. In questo caso, la nuova normativa indica come riferimento il costo di acquisto del donante. In un caso di questo genere, le plusvalenze si verificheranno con il trasferimento a soggetti diversi dagli intestatari. Una casistica di conseguenza diversa da quella relativa alla successione, in cui il costo deve essere equiparato a quello che è stato dichiarato agli effetti dell’imposta.

La legge sulla tassazione delle crypto-attività non ha poi mancato di dedicare una parte alla rivalutazione per quanto concerne il valore di quelle detenute al primo giorno del nuovo anno. In tal caso  è possibile procedere versando una imposta sostitutiva di quella sui redditi pari al 14%. Il suo saldo può inoltre avere luogo in tre rate annuali, di cui la prima dovrà essere versata entro il 30 giugno di quest’anno. Per quanto riguarda le rate successive, dovranno però essere corrisposti interessi del 3% annuo, contestualmente a ogni rata.

L’ultimo punto affrontato è poi quello relativo all’imposta di bollo sulle transazioni effettuate mediante impiego di denaro virtuale, il quale deve avere un valore pari allo 0,2% del complesso.

Tassazione delle crypto-attività: la sanatoria

Infine, in un Paese come il nostro era praticamente impossibile che mancasse una sanatoria, anche per quanto concerne la tassazione delle crypto-attività. Un punto che sembra destinato a far parlare non poco, anche se non certo quanto l’eterno ritorno del progetto relativo al Ponte sullo Stretto.

L’introduzione di una imposta sostitutiva del 3,5% che consente a chiunque di mettersi in regola ove sia stato effettuato un cash out precedente al 1° gennaio del 2021 è stato infatti indicato come l’ennesimo colpo di spugna. L’affrancamento del valore al primo giorno di gennaio del 2023 sarà invece reso possibile dal versamento di un 4,67% all’anno per un triennio.

In questo ambito, infatti, è previsto che tutti coloro che non hanno indicato le criptovalute detenute prima del 31 dicembre 2021 potranno sanare la posizione. Per ovviare all’omessa dichiarazione dovranno semplicemente pagare una sanzione pari all’0,5% per ogni anno sul valore delle operazioni non state dichiarate.

Proprio questo punto ha però spinto molti osservatori a rilevare una contraddizione non di poco. Infatti, non si capisce la necessità di sanare una situazione che non comportava obblighi di alcun genere.

Tassazione sulle crypto-attività: conclusioni

Il fatto che il Parlamento abbia finalmente deciso di dare un quadro organico alla tassazione delle crypto-attività deve sicuramente essere salutato con favore. In precedenza, infatti, gli investitori italiani avevano dovuto basarsi esclusivamente sui pronunciamenti dell’Agenzia delle Entrate.

Se non ha naturalmente suscitato l’interesse delle decisioni in tema di pensioni, la nuova legge ha comunque ovviato ad una mancanza. Un atto positivo soprattutto alla luce del fatto che in una situazione di incertezza diventa difficile investire in asset che sono in questo momento in grande affanno.

La speranza è naturalmente che il nuovo quadro fiscale e giuridico metta al riparo gli investitori italiani. Alla luce delle tante truffe che hanno caratterizzato l’innovazione finanziaria negli ultimi mesi si tratta di una speranza assolutamente condivisibile. Cui si acclude quella che nell’immediato futuro siano risolti altri punti centrali, a partire dalla definizione di regole tali da escludere dal settore i truffatori. Il caso FTX è in effetti sin troppo eloquente in tal senso.

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Dario Marchetti

Blockchain Expert & Crypto-Specialist. Laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, scrivo per RomaFinanza su argomenti di crypto-economy, blockchain, NFT, materie prime.

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