Pensione Medici 72 anni e Ricetta Elettronica: novità 2023

Le questioni sanitarie continuano ad essere all’ordine del giorno. Dopo il diffondersi del Covid a livello globale, anche in Italia sono tornate d’attualità, anche a causa di una lunga serie di scelte sbagliate da parte dei governi che si sono succeduti nel corso degli ultimi decenni.

Se nelle ultime settimane si è molto parlato di questioni come quelle relative alla prossima eliminazione del Reddito di Cittadinanza, dei vari provvedimenti in tema di pensioni e del Ponte sullo Stretto, proprio la sanità è destinata a occupare molto spazio nelle cronache dei prossimi mesi. Uno spazio del tutto prevedibile, in un Paese ove l’età media molto alta pone problemi da affrontare e, possibilmente, risolvere.

Proprio in questo particolare ambito, occorre registrare alcuni provvedimenti di non poco conto. Stiamo parlando della pensione medici e della ricetta elettronica. Su di essi, in particolare, ha messo mano il recente decreto Milleproroghe, convertito in legge da pochi giorni. Andiamo quindi a vedere cosa è stato disposto al proposito dal governo Meloni.

Pensione medici: cosa è stato deciso

Il decreto Milleproroghe ha disposto che i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, convenzionati con il Sistema Sanitario nazionale, possono andare in pensione a 72 anni. In base al provvedimento approvato dalle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato, quindi l’età pensionabile è stata alzata di due anni.

Ecco quanto disposto all’interno del testo approvato con il Comma 9-octiesdecies (Medici di medicina generale e pediatri di libera scelta in pensione a 72 anni): “Al fine di far fronte alle esigenze del Ssn e garantire i Lea, in assenza di offerta di personale medico convenzionato collocabile, le aziende del Ssn fino al 31 dicembre 2026 possono trattenere in servizio possono trattenere in servizio, a richiesta degli interessati, il personale medico in regime convenzionato col Ssn di cui al Dlgs 502/92, in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza, fino al compimento del settantaduesimo anno di età.”

Un tema che suscita discussioni

Un tema, quella della pensione medici, che ha suscitato grandi discussioni e anche divisioni tra gli interessati. Se alcuni rappresentanti sindacali si sono mostrati contrari al provvedimento, c’è anche chi al contrario ne ha approvato la ratio. In particolare è stato l’Enpam, l’ente previdenziale della categoria ad approvare il provvedimento. Ad esso si è poi unito Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg).

Occorre sottolineare in primo luogo che si tratta di una risposta politica alla carenza di professionisti. Proprio per questo motivo, e in assenza di penalizzazioni a carico dei giovani, una parte del settore non ha espresso alcun genere di contrarietà. Altri, però, non si sono dimostrati della stessa idea e hanno sollevato una serie di obiezioni. Tra di esse, va sottolineata in particolare la rimostranza secondo la quale in tal modo si sbarrerebbe la strada ai giovani medici.

Un’obiezione non del tutto fondata, però. Come ricordato dallo stesso Scotti, già in precedenza un medico poteva dare vita ad una collaborazione con un collega più giovane. Un iter disposto proprio per assicurare razionalità al passaggio di consegne successivo. La decisione relativa alla pensione medici 72 anni, quindi, non costituisce una novità assoluta.

Pensione medici: una risposta alla carenza di medici

Il tema della pensione medici sta assumendo un rilievo sempre maggiore, nel nostro Paese. Se è vero che allungando l’età pensionabile si potrebbe sbarrare la strada ai giovani, è anche vero che in Italia mancano professionisti. Per capirlo, basta infatti dare una rapida occhiata al diciottesimo Rapporto Sanità del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Roma Tor Vergata.

Nel rapporto, che è stato presentato al Cnel il passato 25 gennaio, si afferma a chiare lettere la mancanza di 30mila medici e 250mila infermieri. Quelli che servono per allineare l’Italia ai Paesi più avanzati d’Europa. In Italia, nella sanità pubblica, sono infatti presenti 3,9 medici ogni 1.000 abitanti contro i 3,8 della media di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Ove però si metta in conto il fatto che l’età media nel nostro Paese è molto elevata, per i circa 12mila medici che lasciano il lavoro ogni anno, sarebbe necessario assumerne almeno 15mila nel corso del prossimo decennio, al fine di poter colmare il divario.

Dati tali da spingere Alberto Oliveti, numero uno dell’Enpam, a definire inevitabile la pensione medici 72 anni. Considerata l’attuale situazione, in mancanza di un prolungamento provvisorio per i professionisti più anziani infatti, molti cittadini rischierebbero di restare senza assistenza pubblica.

A questo primo pericolo, però, se ne aggiungerebbe un altro, altrettanto grave. Gli spazi professionali, infatti, potrebbero essere riempiti da medici provenienti da realtà extra-continentali. Oppure eliminati in toto a seguito di una riorganizzazione forzata dell’assistenza primaria (leggasi privatizzazione). Proprio per questi motivi, quindi, la pensione medici a 72 anni è considerata praticamente ineluttabile.

Ricetta elettronica: di cosa si tratta?

Anche la ricetta elettronica, al pari della pensione medici 72 anni, non costituisce una novità assoluta. Grazie ad essa, in particolare, è stato possibile affrontare l’emergenza Covid rispettando le necessità del distanziamento sociale.

Ora, grazie all’approvazione della Camera dei Deputati, questo importante ausilio sanitario resterà in vigore sino al 31 dicembre del 2024. Per quanto riguarda questo particolare ambito, ecco quanto disposto dal Comma 6 (Prorogato al 2024 l’uso della ricetta elettronica): “L’uso della ricetta elettronica viene prorogato ulteriormente anno fino al 31 dicembre 2024.”

Poche parole che però aprono la strada ad una conferma importante. Tanto da incassare l’approvazione dei diretti interessati, ovvero medici e farmacisti. A partire da quella di Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi). Secondo lui, infatti, la ricetta elettronica ha impresso una notevole accelerazione al processo di digitalizzazione per quanto riguarda la dispensazione del farmaco.

In pratica, grazie ad essa è possibile ricevere la prescrizione medica via e-mail o su uno smartphone. Il tutto senza doversi recare presso lo studio del professionista, con risparmio di tempo da parte di tutti. Il passo successivo, a detta di Silvestro Scotti, dovrebbe essere il passaggio della stessa sulla tessera sanitaria. In tal modo, il cittadino sarebbe in grado di reperire all’interno del proprio fascicolo sanitario la ricetta di cui necessita.

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Dario Marchetti

Blockchain Expert & Crypto-Specialist. Laureato in Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, scrivo per RomaFinanza su argomenti di crypto-economy, blockchain, NFT, materie prime.

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