RdC 2023: ultimo anno, poi addio – La rivoluzione di Meloni
La Legge di Bilancio 2023 è ormai entrata in vigore a partire dal 1° gennaio e, come promesso dal Presidente Giorgia Meloni, il testo contiene una lunga serie di commi dedicati a rivoluzionare il RdC per il 2023, per poi arrivare alla totale cancellazione della misura, che avverrà in data 1° gennaio 2024.
Sebbene il Reddito di Cittadinanza sarà abrogato definitivamente solo a partire dal 2024, la nuova Manovra introduce – già dal 1° gennaio di quest’anno – “un’organica riforma delle misure di sostegno alla povertà e di inclusione attiva”. Una riforma che, come possiamo immaginare, vede la modifica del RdC come misura principale per il 2023.
Per il RdC, dunque, il 2023 può essere considerato un anno di “transizione”. Nel corso di quest’anno la misura resterà attiva, seppure non per tutti, e comunque con sostanziali modifiche. Dopodiché, a partire dal 2024, il Reddito non esisterà più.
Di seguito vediamo tutto quello che c’è da sapere sul nuovo Reddito di Cittadinanza.
Indice dei contenuti
RdC 2023: tempo ridotto a 7 mesi, chi rimane a 18
L’articolo 313 della Legge di Bilancio 2023 stabilisce innanzitutto che, a partire dal 1° gennaio 2023, il Reddito di Cittadinanza sarà concesso nel limite massimo di 7 mensilità e non più 18.
La riduzione dei mesi di percezione tuttavia non interesserà tutti i beneficiari. Difatti, continueranno a ricevere 18 mensilità di RdC anche nel 2023 i nuclei familiari con all’interno:
- Uno o più membri disabili;
- Uno o più membri minorenni;
- Uno o più membri di età pari o superiore ai 60 anni.
Solo le famiglie che rispettano queste caratteristiche potranno continuare a percepire il Reddito per 18 mesi. Per tutti gli altri, il beneficio scadrà dopo 7 mesi di fruizione.
Corsi obbligatori e decadenza RdC alla prima offerta rifiutata
Ci sono inoltre dei nuovi obblighi, che si aggiungono a quelli già vigenti, per i soggetti che percepiscono il Reddito ma che hanno ancora la possibilità di lavorare.
Tra le nuove regole da seguire per ottenere il RdC nel 2023, infatti, la Manovra prevede che tutti i nuclei familiari (anche quelli con membri disabili, minorenni o 60+) in cui sono presenti dei membri obbligati alla firma del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale, dovranno seguire delle precise disposizioni.
A partire dal 1° gennaio 2023, tutti i soggetti che sono tenuti a dichiarare l’immediata disponibilità al lavoro per percepire il Reddito di Cittadinanza, saranno obbligati anche ad iscriversi ad un corso di formazione o di riqualificazione professionale per un periodo di 6 mesi.
In tale ottica, si dispone che le istituzioni regionali (con modalità ancora da definire) dovranno stilare degli elenchi in cui registreranno i nominativi dei soggetti percettori del RdC iscritti ai corsi e la relativa frequenza di partecipazione a tutte le lezioni.
In altre parole, i soggetti iscritti avranno l’obbligo di partecipare ai corsi e, qualora non lo facessero, la mancata frequenza sarà comunicata dalle regioni all’ANPAL (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), con conseguente decadenza del Reddito per tutto il nucleo familiare.
Ma non è finita qui. La nuova Manovra ha infatti disposto anche che il RdC dal 2023 decadrà al rifiuto della prima offerta di lavoro valida, e non più dopo 3 offerte di lavoro.
Soggetti che non hanno concluso gli studi: nuove regole
Dal 2023 ci sono nuovi obblighi che riguardano invece i membri del nucleo percettore del Reddito che non hanno concluso il percorso di studi obbligatorio.
Nello specifico, se nel nucleo sono presenti dei membri – con età compresa tra i 18 e i 29 anni – che non hanno concluso il percorso di studi obbligatorio secondo l’ordinamento italiano, tali soggetti saranno tenuti ad iscriversi e a frequentare dei percorsi di istruzione degli adulti di primo livello.
L’obbligo di istruzione, secondo la normativa italiana, prevede per ogni cittadino una frequenza minima di 10 anni di studi, finalizzati a conseguire il diploma o, in alternativa, una qualifica professionale di durata triennale, entro il 18esimo anno d’età.
Nonostante lo scopo finale sia il raggiungimento del diploma o di una qualifica professionale, per rispettare l’obbligo di istruzione di 10 anni basta aver conseguito gli studi fino almeno ai 16 anni d’età. Ovvero, sarà necessario aver concluso il primo ciclo di istruzione (dai 6 ai 14 anni) e i primi due anni del secondo ciclo (dai 14 ai 16 anni).
Pertanto, se nel nucleo percettore del RdC ci sono membri tra i 18 e i 29 anni che hanno abbandonato gli studi prima di concludere i 10 anni obbligatori, tali soggetti dovranno iscriversi ad un percorso di istruzione per adulti di primo livello, al termine del quale dovranno ottenere:
- Il rilascio del titolo di terza media, se non era stato già conseguito;
- La certificazione che attesta che il cittadino ha acquisito le competenze di base connesse all’obbligo di istruzione pari a 10 anni.
Anche qui, chiaramente, ci sarà l’obbligo di frequenza e, qualora il cittadino non dovesse presentarsi alle lezioni, il Reddito di Cittadinanza andrebbe a decadere per tutto il nucleo familiare.
Progetti utili alla collettività: tutti coinvolti nel 2023
Con la Legge di Bilancio 2023 sono stati disposti dei cambiamenti anche per quanto riguarda il percorso di reinserimento nel mondo lavorativo, previsto per i percettori del Reddito di Cittadinanza che, come dicevamo, si trovano nelle condizioni di poter lavorare.
La normativa prevede infatti che la percezione del RdC sia legata ad un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro, gestito dai Centri per l’impiego, che inizia appunto con la firma del Patto per il lavoro e del Patto per l’inclusione sociale.
Con la firma, il beneficiario del Reddito dichiara (per sé stesso e per tutti i membri del nucleo maggiorenni che possono lavorare) l’immediata disponibilità al lavoro.
Ebbene, per tutti i soggetti che devono dare disponibilità lavorativa – nel periodo che intercorre tra la richiesta di RdC e l’ottenimento di un’offerta di lavoro valida – la norma prevede che il cittadino debba partecipare a dei progetti utili alla collettività, gestiti dai Comuni.
Fino al 31 dicembre 2022, i Comuni dovevano impiegare almeno un terzo dei percettori di RdC nello svolgimento di attività utili alla collettività.
A partire dal 1° gennaio 2023, invece, i Comuni saranno tenuti ad impiegare tutti i membri dei nuclei beneficiari che si trovano nelle condizioni di poter lavorare.
Disponibilità al lavoro: chi non è obbligato a firmare?
A tal proposito, ricordiamo che i membri dei nuclei percettori di RdC che NON sono obbligati a dare disponibilità al lavoro, sono i seguenti:
- Minorenni;
- Soggetti che hanno già un impiego;
- Soggetti che frequentano un regolare corso di studio oppure un corso di formazione;
- I membri di età pari o superiore ai 65 anni;
- I soggetti con disabilità. In questo caso, se il soggetto è interessato, è possibile richiedere volontariamente l’adesione ad un percorso di accompagnamento all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale. In alternativa, qualora il soggetto disabile volesse lavorare e fosse nelle condizioni di lavorare, sarà possibile manifestare l’interesse e ricevere delle offerte di lavoro, sulla base delle tutele previste dalla normativa;
- Soggetti legati ai cosiddetti “carichi di cura”, ovvero che devono prendersi cura di altre persone a tempo pieno e, pertanto, non possono dare disponibilità al lavoro. Sono considerati carichi di cura quelli verso:
-
- Bambini fino ai 3 anni;
- Soggetti con disabilità grave;
- Soggetti non autosufficienti.
Leggi anche: “Calendario pagamenti INPS: bonus 150 euro, date per tutti”
RdC 2023: bonifico per l’affitto, le nuove regole
Un’altra novità prevista dalla Legge di Bilancio riguarda i nuclei percettori di RdC nel 2023 che, oltre alla somma di base concessa con il Reddito, ottengono anche una somma aggiuntiva per pagare l’affitto.
La normativa prevede infatti che ai beneficiari di RdC che pagano un canone di locazione spetti un importo aggiuntivo (di massimo 280 euro), che può coprire parzialmente o totalmente l’importo mensile del canone di affitto.
La Manovra 2023 non ha modificato questa regola né l’importo di denaro concesso. Ha modificato invece le modalità con le quali veniva eseguito il bonifico al proprietario di casa.
Se prima i percettori del Reddito dovevano recarsi personalmente presso un ufficio postale per poter eseguire allo sportello il bonifico per l’affitto, adesso con le nuove regole il bonifico sarà eseguito direttamente al locatore, senza passare per il cittadino.
In altre parole, il nucleo familiare riceverà solo la somma di base prevista per il Reddito di Cittadinanza, mentre sarà direttamente l’INPS a pagare mediante bonifico l’importo aggiuntivo al locatore dell’immobile.
Per questo motivo, sarà necessario che il nucleo comunichi all’INPS i dati e le coordinate bancarie del proprietario di casa.
Infine, come abbiamo annunciato all’inizio di questa guida all’RdC del 2023, la nuova Legge di Bilancio ha stabilito, all’art. 318, che il Reddito di Cittadinanza sarà abrogato completamente a partire dal 1° gennaio 2024.
Leggi anche: “Casa in Affitto: le 50 città più economiche d’Italia”